sabato 7 luglio 2007

Giù le mani dalla Bossi-Fini


di Antonio Maglietta - 7 luglio 2007

Il Consiglio dei Ministri del 28 giungo scorso ha approvato, su proposta del ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, un disegno di legge che conferisce al Governo la delega a modificare il testo unico sull'immigrazione. Il disegno di legge, approvato in via definitiva (il 24 aprile era stato approvato in via preliminare), ha ricevuto il parere della Conferenza unificata (Repertorio atti n. 47 del 14 giugno 2007) e verrà ora trasmesso al Parlamento. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ad eccezione delle Regioni Lombardia, Veneto, Molise e Sicilia (tutte governate dalla CdL), che hanno espresso parere negativo, ha valutato positivamente il testo del ddl Amato-Ferrero.

Tuttavia il Governo, in sede di Conferenza unificata, pur giocando tra mura tendenzialmente «amiche», ha dovuto incassare qualche critica piuttosto pesante sul tema dei trasferimenti governativi alle Amministrazioni locali. Infatti il rappresentante dell'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani: Presidente Leonardo Domenici - sindaco di Firenze e noto esponente dei Ds), in un documento di osservazioni concordato con l'UPI (Unione delle Province Italiane: presidente Fabio Melilli - presidente della provincia di Rieti ed esponente della Margherita), ha evidenziato forti preoccupazioni, in relazione alle diverse competenze aggiuntive per le Amministrazioni locali, a partire dal sostegno alle politiche abitative, all'integrazione scolastica e sociale, ai servizi di orientamento lavorativo, che necessiterebbero, a loro avviso, di un potenziamento e di un incremento di risorse, ed ha sottolineato come, a fronte di nuove competenze per i Comuni, le risorse non siano state parimenti trasferite. Insomma, seppur in maniera velata, gli amici del governo hanno battuto cassa e le richieste di avere più soldi non le hanno certo mandate a dire.

Il ministro Ferrero ostenta comunque sicurezza, ed alle critiche che da più parti si levano, rispetto ad un testo che definire pura demagogia è dir poco, reagisce a muso duro: «La destra continua ad attaccare la nuova legge sull'immigrazione, facendo ricorso ad ogni falsità e alla peggiore demagogia. Così si accusa il sistema dello sponsor che rappresenta, invece, un passo in avanti sul terreno della regolarizzazione del fenomeno migratorio». Tuttavia nessuno ancora sembra aver capito su cosa fondi tutta questa sicurezza. Sappiamo che uno dei punti più controversi riguarda proprio la demagogica novità difesa a spada tratta da Ferrero e cioè la possibilità, per l'immigrato che decide di venire in Italia per motivi di lavoro, di poter entrare nel nostro Paese senza avere un pregresso contratto di lavoro alle spalle e con la sola garanzia dello sponsor.

Il punto cruciale è che la figura dello sponsor potrebbe essere ricoperta anche da associazioni professionali o imprenditoriali. Il rischio è che organizzazioni criminali, attraverso l'uso di semplici prestanome, usino il novello istituto della sponsorizzazione per dare una parvenza di legalità a quella che, tuttavia, continuerebbe ad essere una tratta di nuovi-schiavi e, soprattutto, per «pulire» il denaro sporco frutto della stessa tratta o di altre attività illecite. Infatti molte volte «i viaggi della speranza» prevedono un doppio trasporto: persone e armi, persone e droga oppure tutto insieme. Insomma, è bene tenere presente che la tratta dei clandestini spesso si intreccia con il traffico di droga e con quello delle armi. Allora il problema di come porsi dinanzi al fenomeno dell'immigrazione clandestina andrebbe visto in un'ottica più ampia di quella a «compartimento stagno ideologico» del Ministro della solidarietà sociale. Contrastare il fenomeno dei clandestini significa combattere anche altri fenomeni illeciti ed è in questa «ampia visione» che dovrebbe legiferare il Legislatore.

Insomma, non si può partire dall'assurdo assunto che, dato che l'immigrazione clandestina è un fenomeno inarrestabile, allora occorre trovare delle forme di legalizzazione della stessa attraverso l'introduzione nel nostro ordinamento di istituti privi di controlli rigidi nella fase dell'ingresso dello straniero sul territorio nazionale. In questo caso siamo anche oltre al «porte aperte per tutti» ed alla legalizzazione della tratta dei clandestini. Forse non è chiaro, o almeno non lo è per Ferrero e per tutti gli esponenti ed i sostenitori in Parlamento del governo Prodi, che si sta configurando un rischio enorme. Lo Stato italiano rischia, seppur involontariamente, di fornire strumenti perfettamente leciti alle organizzazioni criminali per «riciclare denaro sporco» frutto di chissà quale attività illecita. Ferrero se lo pone o no questo problema? E il neo messia Walter Veltroni...?

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