di Redazione - mercoledì 18 luglio 2007
Carabinieri, Guardia di finanza e vigili urbani «sui banchi di scuola» per imparare a gestire il pesante flusso migratorio di romeni e bulgari, con particolare attenzione ai primi. Luogo, la questura, docente, Giuseppe De Angelis, dirigente dell’ufficio stranieri.
La problematica non è di poco conto: da sei mesi i rom balcanici possono entrare liberamente nel nostro Paese e non sono più «espellibili». O meglio nei loro confronti potrebbe essere applicato il famoso articolo 20, vale a dire l’inottemperanza all’obbligo da parte dei comunitari a regolarizzarsi entro tre mesi. Ma non essendo più necessario il passaporto, su cui veniva applicato il timbro con la data d’ingresso, ma solo la carta d’identità è impossibile attestare il momento dell’entrata. Difatti se entro 90 giorno lo straniero non ha eletto un domicilio, motivata la sua presenza e spiegato come provvederà al suo sostentamento può essere spedito a casa.
Potrebbe però, perché in realtà non ci sono sanzioni penali ma solo pecuniarie. Pertanto c’è il rischio che tutto resti lettera morta. «Però - hanno convenuto le forze dell’ordine - almeno proviamoci» con iniziative adeguate ma soprattutto uniformi. Vale a dire schedare ogni intervento nei confronti di questi stranieri, scambiare le informazioni tra le diverse polizie, creare uno «storico» sui loro movimenti. In tal modo si spera quanto meno di arrivare a provare la loro permanenza oltre i famosi 3 mesi e tentare in qualche modo ad allontanarli. Anche se questa procedura varrà solo per Milano e provincia. Quando gli stranieri dovessero spostarsi, già tutto diventerebbe più difficile. Quanto meno in attesa che a livello centrale venga cambiata la normativa.
mercoledì 18 luglio 2007
Una banca dati interforze per i nomadi
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